Aiutare i figli durante la separazione
VISTO CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO
(testo tratto dal mio libro “E vissero separati e contenti“)
In questo pezzo proverò a dare indicazioni utili su come aiutare i figli durante la separazione. Quando sai cosa aspettarti è molto più semplice fare scelte che siano funzionali al benessere dei tuoi figli e anche al tuo. Per questo, forte dell’esperienza di centinaia di coppie voglio spiegare qui alcuni aspetti che ho ritrovato in molte separazioni e potresti ritrovare anche nella tua.La separazione porta grandi cambiamenti nella vita di tutti, soprattutto in quella dei figli, ma ciò non significa che questi debbano essere necessariamente negativi.
Questo percorso avrà come tappa fondamentale il momento nel quale racconterai della tua separazione e del fatto che mamma e papa in futuro non staranno insieme. Le reazioni alla notizia sono diverse da bimbo a bimbo e soprattutto potrebbero arrivare con un po’ di ritardo. Gli esseri umani elaborano le informazioni attraverso sia le emozioni che l’intelletto ed i tuoi figli faranno proprio questo, con il loro tempi. Potrei semplificare dicendo che esiste una regione di testa e una di cuore. La loro reazione razionale potrebbe spingerli a porsi delle domande o a indagare per capire il perché mamma e papa si lasciano. Talvolta, specialmente nei bambini più grandicelli si ha un vero e proprio processo di accusa, con tanto di attribuzione di colpe e promulgazione di condanne.
Lato cuore, le preoccupazioni e le reazioni emotive dei tuoi bambini si mostreranno attraverso l’espressione dei comportamenti, ad esempio un pianto di potente tristezza o paura, una crisi di rabbia oppure momenti di isolamento dove potrebbero rifiutarsi di palare con uno o entrambe i genitori. Come menzionato poc’anzi, saranno soprattutto i bambini più grandi ad insistere per ottenere delle risposte soprattutto perché staranno cercando di dare una spiegazione con la loro logica a qualcosa che probabilmente è spiegabile solo con la logica di adulti. Sia che la reazione sia immediata, sia che sia latente è bene prendere coscienza di quelle che potrebbero essere le domande di un bambino già all’inizio del nostro viaggio. Questo aiuterà ad un primo cambiamento di prospettiva e da genitore ti permetterà di vedere con gli occhi di un bambino.
Se vuoi il libro scrivimi direttamente a marco.gcb@gmail.com. Sarà mia cura inviartelo in formato elettronico.
E io come farò se mamma e papa si lasciano?
Famigerato cambiamento. Spaventa noi adulti, figurarsi se non terrorizza un bambino. La routine che accompagnava la vita, la certezza di avere al fianco due persone, la sicurezza che un bambino respira quando è fra il papa e la mamma vengono meno! Questo è un momento caotico e pieno di emozioni contrastanti dove è facile perdere la bussola. Il motivo per cui insisto molto sulla tempistica da usare nel dare l’informazione ha le sue ragioni nella domanda che apre il paragrafo e che i bimbi spesso fanno. I genitori, scombussolati e disorientati dalle mille incertezze devono avere un piano, un’idea, un progetto che permetta di ridurre la percezione di smarrimento dei figli.
A seconda della fase dello sviluppo in cui sono i tuoi figli ti chiederanno cosa ne sarà di loro? Potrebbe sembrare una richiesta sciocca visto che per il genitore è ovvio cosa accadrà al figlio, ma dal punto di vista del bambino il dubbio è più che giustificato. Il bambino vede che mamma e papa si lasciano e quindi perché non pensare che questo potrebbe accadere anche a lui? Mettiti nei panni del bambino e prova a chiederti qualcosa del genere: “in fondo, sembrava (almeno all’inizio) che mamma volesse bene a papa e papa ne volesse a mamma. Quindi, chi mi dice cosa ne sarà di me? Verrò lasciato anch’io?”
La risposta a questa domanda potrebbe essere l’occasione per incoraggiali a parlare delle loro paure e delle loro preoccupazioni ed aiutali in modo gentile a comprendere quello che accadrà. Da qui, una volta ancora l’importanza di avere risposte concrete sul dove andrà, con chi starà etc. etc. E’ oltremodo importante rendersi disponibili e parlare ed ascoltarli ogni volta che ne avranno la necessità. I figli devono essere aiutati a dare un nome alle proprie paur
e, alle preoccupazioni ed alle cose che li fanno arrabbiare. Un aspetto che deve essere chiaro fin dall’inizio è che i genitori sono responsabili della separazione e non il bambino. A proposito, dimenticavo perché forse è ovvio: la responsabilità non va scaricata sull’altro genitore, anche se questo è il promotore della divisione e tu sei colui/ei che subisce.
Chi si prenderà cura di me?
Un modo per aiutare i figli durante la separazione è chiedersi cosa pensino. Spesso le domande che fanno, oppure solo pensano e non fanno i bambini sono molto pratiche. Molto dipende dall’età e in generale piu’ crescono e più le spiegazioni date posso essere puntuali e articolate. Più avanti darò indicazioni su come comunicare a seconda delle età curando la parte verbale e non verbale. A domande pratiche si risponde con informazioni concrete e altrettanto pratiche. Per questo meglio avere piani già chiari fra genitori (sono ridondante lo so). Chi porterà il bimbo a scuola, chi preparerà lo zaino, chi si occuperà del corso di nuoto e dove andrà a dormire è un esempio di informazioni da dare. Essenzialmente ciò che vogliono sapere è:” Chi si prenderà cura di me?”.
Si preoccupano moltissimo dei dettagli più essenziali tipo chi li porterà a scuola, chi gli preparerà da mangiare e chi li metterà a letto la sera. Se potessi condensare il concetto in un’unica frase direi che la cosa più importante da trasmettere ai figli a fronte di domande pratiche è che tu non smetterai di essere il loro genitore. Questa per te è un importante opportunità per ascoltare attentamente i tuoi figli e fargli sapere che, anche se tu ed il tuo ex non vivrete più insieme, sarete comunque entrambi sempre i loro genitori. In questo frangente è opportuno fare una distinzione fra bimbi più grandicelli e più piccini.
Quelli piu grandi, oltre a domande pratiche faranno anche ragionamenti più filosofici e moralistici, per non parlare dell’importanza della loro immagine nei confronti del gruppo dei pari (amici e conoscenti di simile età). Più avanti parlerò di come gestire anche questi dubbi. Parzialmente anche le preoccupazioni pratiche dei bambini più grandi avranno focus diversi.
Per gli adolescenti ed i bambini più grandi le amicizie sono tutto ed è per questa ragione che tendono a preoccupandosi del fatto di dover cambiare amicizie, scuola o palestra che frequentano. Ancora una volta, rispondendo in modo puntuale e preciso servirà a rassicurarli che le loro esistenze non verranno stravolte e che non verranno sradicati dal suolo che fino ad ora li ha nutriti.
Chi ha combinato questo guaio?
Quante volte hai discusso con il tuo compagno/a sul comportamento di tuo figlio? Se questo è abbastanza grande da capire potrebbe essere portato a pensare di essersi comportato male, di aver causato i vostri litigi e in ultima analisi di aver provocato la separazione. L’auto attribuzione della colpa (quella di aver contribuito a causare il divorzio) è un macigno che spesso cade sulla testa dei bambini. Ricordo un caso sfortunato dove Antò (Antonio), notoriamente disordinato nella gestione della sua cameretta si è trasformato in un angelo che riordinava tutto e puliva alla perfezione il suo spazio.
L’intervento di una collega (psicologa dello sviluppo) che seguiva il bambino, per problemi insorti a scuola, ha permesso di chiarire il perché di questi comportamenti. Antonio pensava che il suo essere disordinato avesse causato i litigi dei genitori e stava disperatamente cercando di evitare la separazione. La separazione ovviamente procedeva inesorabilmente e lascio immaginare a te come si sentisse il bambino convinto di esserne causa.
Spesso le capacità di ragionamento, le conoscenze limitate e le abilità cognitive dei piccoli non sono abbastanza sviluppate da permettere una comprensione olistica di quello che sta accadendo. Il risultato è la creazione di proprie teorie e giustificazioni che sono spesso tossiche e pericolose per il bimbo stesso. Per quanto tu cerchi di proteggere i tuoi bambini, sfortunatamente la dura verità è che durante un divorzio sono loro a portare il peso più grande.
Il sentirsi responsabili della fine del tuo matrimonio è una delle sensazioni che creano maggior danno. Per quanto riguarda i bambini più piccoli molta attenzione deve essere posta nel dare la notizia di separazione. Se questa viene trasmessa, in termini temporali, vicino ad una lite fra te e il bimbo, ci vorrà veramente poco perché tuo figlio attribuisca la separazione a questo evento. Spesso i bambini più piccoli non hanno idea di quella che potrebbe essere una reazione commisurata, per questo possono pensare che i loro comportamenti abbiano conseguenze catastrofiche e per noi, non inimmaginabili (nessun adulto potrebbe pensare che un divorzio sia causato dal fatto che il figlio non mangia le verdure, ma un bambino potrebbe pensarlo!).
I bambini piccoli non hanno un vocabolario molto vasto per esprimere le loro emozioni o cosa sentono nel profondo, per cui delle risposte arrabbiate come” No! Sei cattivo Ti odio” quando ad esempio devono mettere via i giocattoli, mostrano solamente la loro mancanza di maturità verbale. Se darai ai tuoi figli la notizia della vostra separazione vicino ad una di queste interazioni ci vorrà molto poco per i bambini per credere erroneamente che il loro comportamento sbagliato l’abbia causato.
Figli più grandi hanno più capacità di comprendere cosa stia accadendo, anche se non hanno le capacità di un adulto maturo nemmeno quando sono teenagers e, nella mia esperienza sono capitati casi in cui ragazzi, ai primi anni delle scuole superiori avevano pensato di essere la parziale causa della separazione solo per gli scarsi risultati che ottenevano a scuola. Quella della colpa è una questione molto delicata e appiccicosa. Meno colpe dai direttamente o indirettamente al tuo partner e meno questa modalità verrà usata dai tuoi figli per spiegare l’accadimento.
Se mamma e papa non si vogliono più bene potrebbero smettere di volerne anche a me?
I bambini hanno i tuoi stessi occhi e percepiscono, anche meglio di te, quello che accade intorno a loro. Diversamente da te creano attribuzioni e fanno ragionamenti che sono meno elaborati e articolati. I bimbi riescono a leggere il linguaggio non verbale del tuo corpo, il tono della voce ed in genere capiscono la maggior parte delle parole che vengono usate. Il principio in base al quale essi ragionano è sovente quello del traslare comportamenti che i genitori hanno fra di loro, su se stessi. Per questo il pensiero: “mamma vuole bene al papa e mamma vuole bene a me” potrebbe trasformarsi in “mamma ha smesso di voler bene al papa, e quindi può smettere di volermi bene”.
Se poi intuiscono che “papa non fa stare bene mamma” o viceversa, allora potrebbero concludere che mamma non vuole più papa, perché papa non fa stare bene la mamma ed è meglio se io faccio stare bene la mamma, altrimenti farò la fine del papa! Questi ragionamenti potrebbero essere alla base di comportamenti di cura da parte del bambino nei confronti di uno dei genitori.
I bambini notano quando sei consumato/a e proveranno cosi a dare una mano. Gli sbalzi di umore e le crisi emotive sono molto destabilizzanti per i bambini che cercheranno di compensare ritirandosi in secondo piano sperando di non essere un ulteriore peso per un genitore così giù. A questo puoi aggiungere il fatto che solitamente la separazione porta difficoltà economiche che rendono la situazione più difficile. In un caso visto anni fa, la figlia di due genitori non proprio abbienti si rifiutava di mangiare troppo perché non voleva che mamma si lamentasse di non aver soldi. Ancora una volta, il ragionamento poi emerso era quello di voler aiutare i genitori.
La bimba era spinta dalla paura che l’insoddisfazione crescente potesse causare il suo abbandono, cosi come i problemi di coppia avevano causato la rottura del rapporto fra papa e mamma. La paura di perdere l’amore di un genitore, cosi come un genitore ha perso l’amore per l’altro è devastante per un bambino. Per i succitati motivi sono da ridurre al minimo i segnali di non curanza verso il bambino. Per esempio, quando un genitore si trasferisce, e non lascia al figlio abbastanza tempo per prepararsi alla cosa, permette inconsciamente che ci siano delle lacune nel rapporto genitore-figlio. Può capitare che vengano saltati compleanni e vacanze che sono eventi fondamentali per un bambino o può succedere semplicemente di dimenticarsi di telefonare all’orario prestabilito.
I bambini si preoccupano di poter far la fine del tuo partner e di aver perso il tuo amore come genitore. Per alleviare questa loro paura bisognerà parlare più e più volte di come il tuo amore per loro non scomparirà mai e le tue azioni dovranno essere di supporto alle tue parole.
Chi butteresti dalla torre?
Per capire come aiutare i figli durante la separazione bisogna evitare delle cose. Hai presente quel gioco odioso dove ti chiedono di fare una scelta impossibile? In ambito accademico, nel corso di psicologia evoluzionistica lo sentii fare ad un professore che chiese a noi studenti: “Se dovessi scegliere fra essere tradito dal partner sessualmente oppure sentimentalmente, cioè se dovessi scegliere fra il tuo partner che fa l’amore con un’altro/a e continua ad amarti oppure il tuo partner che ama un altro/a ma fa l’amore con te, cosa sceglieresti?” La prima risposta che tutti danno è quella che non vorrebbero trovarsi in questa situazione e non vorrebbero rispondere.
Una versione meno complessa e meno erudita di quella esposta è quella del gioco della torre. Questo si fa fra bambini e si chiede di due figure affettive importanti, se costretti a buttarne una giù dalla torre, quale si butterebbe. Ecco, insomma hai presente questi giochi di scelte macabre? Pensa che un bimbo in una condizione di separazione potrebbe trovarsi in questa spiacevole situazione. I bambini potrebbero restare intrappolati, in un vincolo di lealtà con uno o l’altro genitore e pensare di fare un torto ad uno o all’altro semplicemente volendo bene ad entrambi.
Questo accade solitamente quando vengono a trovarsi nel mezzo delle liti dei loro genitori e credono di dover prenderne le parti. Ogni aspettativa di lealtà da parte tua o del tuo ex potrebbe creare in loro un fortissimo stress e li metterebbe al centro di un tiro alla fune che non sono emotivamente capaci di gestire. Per evitare di mettere i figli in questa situazione bisogna prima capire come certe circostanze siano propedeutiche al loro verificarsi. A volte uno dei due genitori, anche inconsapevolmente comunica che il voler bene sia vincolato al prendere le proprie difese.
I bambini entrano in questa spirale di lealtà in due modi: o ce li mette un genitore, o ci entrano autonomamente. Per quello che riguarda il primo caso, come genitore potresti inconsapevolmente intrappolarli suggerendogli che il tuo amore è condizionato dal fatto che ti difenda e non prenda le parti del tuo ex. Questi sono esempi di frasi che spingono nella trappola: “ti voglio bene perché tu pensi a me e so che mi difendi anche quando tua madre (o padre) mi critica”, o una frase del tipo “so che tu deciderai di passare le vacanze con me perché io ti voglio bene e perché sai che altrimenti io mi sentirei solo/a”.
In pratica sono tutte le espressioni che vincolano il bambino ad una sorta di preferenza messa come condizione causativa dell’amore che il genitore prova nei confronti del figlio. Un’altra circostanza in cui i bambini tendono a finire nella trappola della scelta fra papa e mamma è quando nella loro logica vedono un genitore in difficoltà e pensano che l’unico modo di alleviare il dolore sia prenderne le difese.
Casi di questo potrebbero essere le scelte a favore o sfavore del tempo passato con un genitore. Frasi che introducono queste scelte sono rivelatrici, ad esempio: “Papa, non vengo a pescare con te perché voglio passare piu’ tempo con mamma, sai l’altra volta l’ho vista piangere” è una comunicazione che rivela l’intento soccorritore di un bimbo nei confronti del genitore percepito come in difficolta. I bambini sono ricompensati dal vedere un genitore soddisfatto e, se messi in un’ottica di competizione fra i due genitori, imparano presto il valore delle manifestazioni di lealtà.
Per uscire da questa trappola (che ripeto mette in difficoltà il bambino) suggerisco ai miei assistiti di stimolare in maniera sincera ad amare entrambi, di lavorare per gestire i conflitti con ex e tenere fuori i figli da giochi di potere. Se vedi che fanno fatica ed hanno problemi di lealtà suggerisco di parlagliene ed aiutarli a trovare delle soluzioni perché non siano messi in mezzo al vostro tira e molla. Le comunicazioni vanno pesate e pensate. Frasi che dici con leggerezza, messe in certi momenti, possono assumere significati dannosi. Pensa al momento in cui saluti il bimbo che deve andare dall’altro genitore. In questo istante esprimere tristezza e dilungarsi in saluti strappa lacrime può comunicare al figlio la volontà che esso non faccia visita e che resti piuttosto a consolarti.
Sento, anche se non parlo molto
La capacità di esprimere emozioni e di raccontarsi arriva più tardi (a volte non arriva mai e anche certi adulti non lo sanno fare). I bambini tendono a dare risposte molto brevi quando gli vengono fatte delle domande su come si sentono. Ti saranno familiari risposte come: “bene” alla domanda come stai, oppure ”niente” alla classica domanda:” Cosa hai fatto oggi a scuola?”.
Questo tipo di risposte vaghe ed evasive te le daranno anche quando gli chiederai come se la si sentono durante il periodo di separazione. Non prenderle come una mancanza di rispetto od un tentativo di cavarsela dopo aver fatto qualcosa di male, sono piuttosto la prova del fatto che la loro capacità di esprimere i sentimenti non è ancora del tutto sviluppata e non conoscono le parole più adeguate per esprimere cosa provano.
A complicare la situazione si aggiunge il fatto che, nelle circostanze della separazione possano coesistere emozioni opposte. Per esempio l’essere felici di un’esperienza fatta con la mamma e allo stesso tempo essere tristi perché si spera che papa fosse li. La nostalgia dei tempi passati spesso fa capolino e confonde le idee dei più piccoli. Per capire meglio prova a metterti in una condizione poco rilassata (come lo è la separazione) e poi immagina di esprimere concetti che hanno a che fare con il “come ti senti” detti in una lingua che non conosci bene. Un articolo che esplora i succitati aspetti lo trovi qui.
Come accennato poc’anzi, il linguaggio delle emozioni è particolarmente difficile e diventa impossibile se il bambino non è educato ad esse. Piccola esortazione che faccio è quella di andare a leggersi qualche testo sul come parlare di emozioni ai bimbi, come farle riconoscere e come esprimerle. Pur non esprimendosi con le parole i bambini sentono molto e si esprimono a loro modo. Come genitore è tua responsabilità quella di ascoltarli e sviluppare dei modi di lettura comportamentale. Se non rispondono esaustivamente nel momento in cui chiedi come stanno, sicuramente comunicano eloquentemente il loro stato d’animo con comportamenti che sono sotto i tuoi occhi.
Ora, la domande è: ti consideri un genitore che farebbe di tutto per il benessere dei figli? Spero di si. In ogni caso se hai bisogno di informazioni o vuoi curare al meglio la relazione con i tuoi figli e la tua ex, allora mi puoi contattare dal modulo contatti del sito.