Come uscire dalla crisi di coppia
Anni di rapporto, momenti insieme, battaglie vinte, problemi risolti, una relazione che tutto sommato sembra andare bene e ecco che arriva lei: la “crisi di coppia” e la paura di mandare tutto all’aria. La preoccupazione aumenta, si solidifica ed ecco che davanti a me trovo una persona impaurita e preoccupata. Purtroppo la ricerca mostra che negli ultimi anni, quasi una coppia su due si separa dopo sette anni di matrimonio. Scusa, dimenticavo: di lavoro faccio lo psicologo e mi occupo di relazioni in crisi.
Se vuoi conoscermi meglio vai qui a questo link.
In questo articolo mi prefiggo lo scopo di aiutare a capire come riconoscere una crisi di coppia e come decidere se gestirla con il fai da te oppure con il supporto di un consulente psicoterapeuta di coppia. Nell’articolo darò delle indicazioni derivate da tecniche scientificamente validate che possono essere provate anche fuori dallo studio.
La crisi ha una storia lunga di problemi non risolti
Partiamo con il dire che la crisi di coppia non dovrebbe essere improvvisa ma una fase di un processo che inizia molto prima. Questo è vero anche quando la crisi è comunicata da uno dei due partner e l’altro è colto di sorpresa. Probabilmente chi cade dalle nuvole non si è accorto/a che qualcosa non andava. In ogni caso, le crisi hanno un andamento ingravescente che accelera prima della messa in discussione del rapporto stesso. Nella coppia si innescano naturalmente dei processi di erosione di costrutti che stanno alla base del rapporto (rif. modello di Gottman).
Per spiegare meglio uso la metafora della casa. Immagina che la casa rappresenti la coppia e che questa abbia delle fondamenta che si chiamano “stima reciproca”, “attaccamento”, “conoscenza reciproca”, “rispetto” e, oltre alle fondamenta, la casa abbia delle mura portanti che si chiamano “fiducia nell’altro” e “impegno nel rapporto”. Immagina poi che la casa sia bersaglio di intemperie e che queste inizino ad erodere le strutture. L’edificio, senza manutenzione si indebolisce e, vuoi perchè cedono le mura o le fondamenta, inizia ad aprirsi la prima crepa.
Ecco, questa è la crisi di coppia e ora è chiaro che avviene a seguito di sollecitazioni che hanno logorato lentamente l’unione. Adesso che la crepa la vedi, questa fa paura e se non inizi a ripararla e a rinforzare le strutture finisci schiacciato/a sotto le macerie.
Dai primi segnali al cronicizzarsi dell’insoddisfazione
La fase di innamoramento romantico, la fase della passione e delle fette di “prosciutto sugli occhi” è caratterizzata da una certa resistenza alle varie intemperie che colpiscono la coppia. Piccoli screzi, divergenze di vedute, vecchie abitudini che potrebbero essere fastidiose sono ora lasciate da parte perché tutto il resto è fantastico e chi se ne frega di quei piccoli dettagli.
Man mano che, anche dal punto di vista neurofisiologico, messaggeri del piacere come dopamina, ossitocina, vasopressina e compagnia bella iniziano a calare, la vista si aguzza e i “chi se ne frega” dell’inizio si traducono in “ah però, che scatole questa cosa”. É in questa fase che spesso si sceglie il silenzio e la sopportazione. L’incapacità di comunicare della coppia ha le proprie radici qui, o meglio l’incapacità del comunicare richieste in circostanze spiacevoli diventa il modo che la persona ha di stare nella coppia.
Questo evitamento (cioè il non parlare apertamente dei problemi di coppia) diventa cronico e finisce per essere poi molto problematico. Secondo il modello della banca delle emozioni (qui un video) la coppia che prospera è quella che accumula piccoli gesti di fiducia, condivisione stima e attenzione.
La coppia che perisce è quella dove avvengono piccole lotte di potere, incomprensioni, litigi e situazioni spiacevoli. Il percorso verso la crisi è sintetizzabile in fasi. La prima è quella dove tutto funziona e come scrivevo poco sopra, qui c’è poco da dire e da fare. Quelle che seguono sono le altre fasi, con una indicazione di cosa si può fare per migliorare in ciascuna di esse.
Il percorso che porta al malcontento
La fase della disillusione segue il primo periodo euforico e almeno uno dei due partner inizia a maturare una certa insoddisfazione. In questa fase si inizia a capire che ci sono cose che non funzionano e si avvertono i primi segnali della crisi di coppia. I pensieri si accavallano e tuttavia nella maggior parte delle coppie (almeno in quelle che poi mi arrivano in terapia di coppia) non accennano e non affrontano il problema. Di solito la frase che il partner insoddisfatto inizia a dire è del tipo “mah si dai, in tutte i rapporti ci sono degli alti e dei bassi”. La strategia che porta dritti ad avere un problema relazionale è quella dell’attendere e far passare un po di tempo perchè si pensa che le cose miglioreranno.
Ma, anziché migliorare le cose peggiorano e in questa prima fase possono già affacciarsi pensieri come quello della separazione o del provare a parlare oppure del provare a prendersi una pausa. Anche questi tuttavia non bastano ad affrontare seriamente i motivi della sofferenza e il malessere si protrae.
Come risolvere la crisi che sta nascendo? In questa fase è ampiamente possibile tornare sul binario della coppia felice semplicemente parlando e ascoltando. Ma questo non basta, nel senso che non basta parlare delle proprie emozioni, parlare delle cose che non vanno e cercare insieme di trovare un accordo. Bisogna saper parlare e bisogna saper ascoltare. Ahimè non ci insegna nessuno a farlo ed ecco che le persone più’ dotate da un punto di vista comunicativo riescono a superare l’impasse, le altre si arenano e i litigi scoppiano anche più’ feroci.
Quindi il consiglio, se tu che leggi ti trovi in questa fase, che potremmo considerare prodromica alla crisi vera e propria è leggere un libro come questo “I cinque linguaggi dell’amore” di Gary Chapman. Diversi esercizi terapeutici possono inoltre aiutare. Ad esempio quello del soft start up (qui un video) che aiuta ad iniziare a parlare di un problema. Se usi queste tecniche per iniziare puoi già dire di esser partito/a con il piede giusto. In pratica questa tecnica prevede di impostare il discorso iniziando con la particella IO, seguita da MI SENTO (rispetto al problema) e AVREI BISOGNO CHE TU (segue la richiesta del comportamento che il partner desidera ottenere dall’altro/a).
La fase del distaccamento emotivo subentra dopo la disillusione. Se le manovre di comunicazione non vanno a buon fine o peggio ancora non sono nemmeno iniziate, allora il processo di distaccamento emotivo inizia ad aggiungersi all’insoddisfazione.
Per distaccamento emotivo intendo il non curarsi dell’altra persona, il perdere interesse, il non avere il partner in mente se non come un problema. All’inizio di questa fase possono ancora vedersi tentativi di ricongiunzione, prove di cose da fare insieme e ricerca di un tempo di qualità che magari potrebbe far ritrovare la vecchia armonia. Se questi tentativi non vanno a buon fine il distacco emotivo arriva al punto di far desiderare un distacco anche fisico e spaziale. A questo punto della crisi le cose sono andate oltre.
Il limite del fai da de sta probabilmente qui, nel senso che oltre questo punto è improbabile salvare la coppia se non con un percorso terapeutico. La coppia in crisi ora non riesce più a simulare e se non è ancora stato fatto, questo è il momento di ufficializzare.
La cosa cosa solitamente origina da uno dei due coniugi in una di queste modalità: 1) la persona più’ insoddisfatta comunica lo stato di stress importante 2) la persona che non aveva ancora percepito la crisi vede segnali talmente preoccupanti che decide a parlare. Il consiglio è quello di non aspettare che il partner si accorga e tiri fuori l’argomento. Il distaccamento emotivo rende le cose molto più’ difficili perché in questa fase inizia a mancare la voglia di riparare e si fa strada la voglia di abbandonare la coppia. Molte coppie arrivano in terapia di coppia in questa fase e una delle variabili predittive dell’esito positivo è la motivazione/voglia di lavorare per recuperare quello che è perduto.
Cosa fare in questa fase. Qui come dicevo servono interventi più’ importanti e certo, si può’ iniziare a parlare a capire dove le cose siano andate storte, ma è consigliabile sentire un terapeuta. Il metodo che prediligo è il metodo Gottman e questo perché è quello con il maggior numero di ricerche alle spalle. Lo uso da anni e devo dire che è diventato per me il gold-standard. Tornando a noi, il distaccamento emotivo è solo un sintomo della coppia in crisi e non deve spaventare. L’unione dei due può essere salvata ed è importante non perdere la speranza.
Se non inizia un percorso di recupero con la crisi matrimoniale ufficializzata, chi nella coppia sta subendo (e cioè non colui o colei che sta pensando di lasciare) entra nel panico e in una spirale di cose da fare per recuperare a tutti i costi il rapporto.
Questa è la fase del panico del rigettato. Peccato che di solito chi spinge per la separazione sia già arrivato ad un punto per cui i tentativi di riparazione non siano sufficienti a far cambiare idea. Tuttavia, l’istinto di chi sta per essere lasciato spinge la persona ad insistere e a cercare di fare l’impossibile. Se sei in questa condizione, la verità è che non conviene esagerare, anche perché colui che sta pensando ad abbandonare in questo momento non è ricettivo.
Molto meglio in questa fase cercare di mettere in stand by la relazione cercando di approfondire le problematiche e accettando il distacco del partner. In questa fase bisogna anche capire se il partner, oltre che a motivi interni alla coppia, abbia motivi esterni alla coppia (interessi di tipo romantico extraconiugale). Purtroppo se, nelle prime fasi descritte il deterioramento procede con una certa lentezza, in queste ultime fasi la crisi coniugale di solito accelera.
Regole per prevenire e curare il problema
Le seguenti sono delle accortezze da usare nella coppia possibilmente prima della crisi e, se ancora possibile anche durante la crisi. Se agite in fase prodromica queste evitano la crisi, se agite nel mentre queste la rendono meno tossica e pericolosa.
Accettazione delle differenze individuali
Quante volte sento la frase “ma allora tu non ci vedi bene” oppure “non ho detto questo” o altre frasi che denotano un ovvietà. Questa, per citare un grande della semantica Alfred Korzybski può essere espressa con la frase: “la mappa non è il territorio”. Ognuno di noi ha difatti una mappa (rappresentazione del mondo) e questa può essere molto diversa da quella che ha il nostro compagno. Un altro esempio citato dal più grande terapeuta di coppia, il Dr. Gottman è il seguente. “Se chiedo a due persone di descrivere la stessa pianta, nello stesso vaso, nel loro appartamento, allo stesso momento cosa pensate che rispondano, con la stessa descrizione? Assolutamente no.
Ognuno dei due la vede diversamente. Quindi vi chiedo, perchè vi stupite se il vostro partner descrive e interpreta un’azione, un comportamento, un gesto in un modo molto diverso dal vostro?”. Riconoscere la diversa visione del proprio partner è fondamentale per la riuscita della coppia. Attenzione non sto dicendo di condividere, avallare validare e appoggiare l’interpretazione altrui della realtà.
Una persona può’ non condividere ma non può negare, denigrare o smentire il percepire del partner. Imparare a farlo è difficile e passa per il poter dire una frase del tipo “riconosco il tuo punto di vista, lo rispetto e ne prendo atto”. Di seguito esiste la possibilità di aggiungere la propria interpretazione e le proprie idee. In psicoterapia di coppia incontro molto frequentemente persone che litigano, dove i partner si appellano all’oggettività dei fatti, che ognuno li legge in maniera diversa. Una tipica frase in questi casi è “sei esagerato” , “sei troppo critico” nella pretesa di conoscere il “giusto” modo.
O meglio nella pretesa che il proprio modo di vedere e sentire sia quello giusto e l’altro sbagli. Il risultato di questa violazione è l’inasprirsi del litigio, dove la cosa più importante ad un certo punto non è il contenuto e il merito della discussione, ma chi dice la verità e chi non la dice. Il “differente” diventa “contrario” e via che il conflitto si incendia.
Ed è così che i contenuti perdono importanza, ci si dimentica da cosa si fosse partiti a discutere e prevale la lotta di potere e la gara a chi ha ragione. In terapia usiamo vere e proprie tecniche per evitare questo fenomeno, alcune di esse sono: il sogno nel conflitto, il metodo Rapoport e la tecnica della negoziazione degli ovali. Qui ovviamente non posso snocciolarle ma penso che sia già confortante sapere che esistono.
Distribuzione del potere per evitare la dissapori
Molte relazioni vanno in crisi per un disequilibrio nel potere fra i partner. Quando un partner prevale o soccombe su certi aspetti si ha un ingiustizia percepita e questa scatena vere e proprie lotte di potere. La coppia va in crisi quando l’assetto della relazione è sbilanciato. In tutti i rapporti dove si crea l’idea che uno/a dei due sia più intelligente, più colto/a, più simpatico/a, più brava, l’altro/a si sente spesso sottovalutato, poco apprezzato, poco importante e utile. E’ così che una delle due componenti si sente in una condizione di subordinazione emotiva senza esserne completamente consapevole e consenziente. Quello che poi da il colpo di grazia è che gli ambiti nei quali una persona si sente “meno” possono essere numerosi. Questo disequilibrio influisce lentamente sul benessere della coppia nel senso che l’accumulo di insoddisfazione, frustrazione e neglect percepito dalla persona prima o poi esploderà, mettendo a rischio la tenuta della coppia stessa.
Un esempio fra i tanti che vedo è quello della coppia eterosessuale dove la donna non contribuisce quanto l’uomo all’economia domestica e si ritrova a fare tutte le mansioni di casa. Nulla di male se è vissuto serenamente, ma se la donna in questione inizia a sentirsi “meno” o svalutata o troppo carica di corvée rispetto al suo compagno, ecco che si può generare l’insoddisfazione di cui parlavo. Se nella tua coppia c’è questo rischio, un modello per tentare di bilanciare i compiti di ognuno è quello che metto a questo link.
Si tratta di una lista delle mansioni che usiamo in terapia quando c’è un disequilibrio. Con questa lista potrai, con il tuo o la tua compagna, provare a ridiscutere il carico familiare. In certe coppie una certa disparità è inevitabile, per questo è importante esserne consapevoli, accettarla e bilanciare il più’ possibile. Si pensi ad esempio alle coppie dove una sola persona lavora. Di solito l’altra ha più tempo per occuparsi della casa, dei figli e dell’organizzazione della sussistenza. In questo caso è importante che la cosa sia discussa, partecipata e le due persone arrivino a parlarne serenamente. Poi una volta arrivati ad un accordo soddisfacente si può fissare un incontro futuro per parlarne di nuovo.
Non ti amo più
Mi ha detto che non mi ama e la crisi di coppia si apre con la richiesta di separazione. Anche questo un classico. Le coppie che poi riescono a venire in terapia scoprono che avevano capito poco di cosa fosse in realtà l’amore umano. In molti/e pensano all’amore nella coppia come qualcosa che dovrebbe restare sempre uguale e potente. In effetti non è così e il mix di emozioni che accompagnano l’amore cambia nel tempo sia come intensità che come tipo di emozioni.
Di solito il sillogismo (sbagliato) è il seguente: L’amore è passione e desiderio intenso, il mio rapporto non è più passionale non desidero intensamente il mio partner. Il mio rapporto non è amore. E questa è la strada che porta alla dissoluzione di molte coppie. La coppia passa per fasi evolutive che partono da quella iniziale (detta anche innamoramento romantico).
Questa prima fase può avere caratteristiche diverse per ogni coppia e tuttavia le emozioni esperite in questa fase sono solitamente più intense per entrambe. Può essere quindi vissuta con grandissima intensità a livello di attrazione fisica o intellettuale o razionale. Generalmente è una fase che si ricorda con nostalgia, è la fase del sognare ad occhi aperti e a volte anche delle illusioni più tenere.
Dopo un periodo che può variare molto a seconda di molte variabili ambientali e proprie delle persone coinvolte, il rapporto entra in una fase di maturità, dopo che i due partner hanno la possibilità di conoscersi nel profondo e senza l’effetto illusorio che caratterizza la prima fase. Nella fase matura ci si può accorgere di comportamenti fastidiosi e che difficilmente riusciamo ad accettare. Per ovviare a questo problema è utile un pizzico di psico-informazione, che può essere fatta con uno psicologo o con la lettura di libri come “Amore mio come sei cambiato” di Alberoni.
Una volta capito cosa aspettarsi dalla relazione amorosa umana, la coppia in crisi può fare veri e propri esercizi per aumentare quel collante che resta dopo la follia dell’innamoramento. L’amicizia che è alla base del rapporto deve uscirne rafforzata perché è questa alleanza, questa unione di intenti che traghetterà la coppia per decenni. Gli esercizi hanno nomi esotici come quello del “raccogliere la richiesta” o il “gioco delle carte di Gottman”, con un po’ di impegno possono essere fatti in autonomia. Se provi a cercare sul canale YouTube dovresti trovarli spiegati.
In generale quando dici “sono in crisi con mio marito” o “sono in crisi con mia moglie” stai dicendo: “il nostro rapporto di amicizia è in crisi”. E, a parte gli esercizi specifici e propri della terapia di coppia in crisi che ho menzionato, cosa fai per restaurare un’amicizia? Beh, un esempio può essere, sopportare la mancata realizzazione delle tue aspettative, accordarsi con il tuo o la tua amico/a sulle priorità da dare alle cose, condividere altre amicizie e supportare l’altra persona. In tutte le amicizie esiste un equilibrio piacere/frustrazione e la ricerca di esso è fondamentale anche nell’amicizia sottesa alla coppia in crisi.
Io sono io tu sei tu, la diversità dei partner
Uno dei problemi ricorrenti nelle relazioni interpersonali affettive riguarda quella particolare dinamica di coppia per la quale i partner tendono ad assumere posizioni asimmetriche (io sono meglio, tu sei peggio, io comando tu obbedisci, io up tu down). Un esempio tipico di questo è il compiacere il partner anche quando questo significa rinunciare a una propria espressività.
Questo tipo di dinamica può avere diverse eziologie: per esempio la paura del conflitto, la mancanza di assertività, un pregiudizio culturale per il quale lui o lei deve aver ragione, la credenza che i desideri del partner siano più importanti. In questo caso la crisi relazionale scatta quando la misura è colma e chi ha subito non riesce più a sopportare. Per ovviare a questo problema, se sei nella condizione di sopportare delle cose che diventano insopportabili e ora di iniziare a parlare e se fatichi a farlo fatti delle domande su che paure possano bloccarti.
Se viceversa sospetti che il tuo partner sia nella condizione di mal tollerata sopportazione, inizia a fare domande e chiedere cosa possa essere cambiato e come si senta veramente. Se la crisi non è già rottura non è troppo tardi per farlo.
Aprirsi agli altri
La coppia è un sistema che esiste in un ambiente e per sopravvivere deve relazionarsi con questo. La coppia come sistema autopoietico ha solitamente vitabreve. La famiglia allargata, i colleghi, gli amici attraverso la loro presenza psicologica nella coppia, alimentano le fantasie, le curiosità e contribuiscono alla cultura in senso lato della coppia. Inoltre, gli altri hanno una funzione di cuscinetto per quanto riguarda le emozioni negative che talvolta non trovano sfogo nella coppia.
Un amico o amica con il quale confidarsi permette di scrollarsi di dosso un peso e un punto di vista esterno. Parallelamente, le crisi passeggere e personali vissute nei contesti esterni alla coppia danno modo di cercare un appoggio all’interno dell’unione e di sperimentare quel porto sicuro che un partner può e deve essere per l’altro. Il confidarsi e cercare appoggio rispetto ad una situazione negativa esterna alla coppia è linfa vitale per il tuo rapporto. In terapia esiste ancora una volta un esercizio che permette di fare proprio questo.
L’esercizio si chiama “stress reducing conversation” (lo trovi sul mio canale youtube) e questo è stato ideato in seguito all’osservazione di un comportamento che agivano le coppie di lunga durata. Negli esperimenti fatti su migliaia di coppie questo era un comportamento tipizzante delle unioni di successo. Le coppie che poi si sarebbero separate non adottavano questo schema di “ascolto empatico” di problematiche esterne alla coppia riportate da uno dei due componenti.
Vedendo l’esercizio in video capirai meglio. Inoltre, aspetto non secondario è che, a lungo andare non c’è niente da dirsi, nulla da commentare, nulle sono le novità. Una buona apertura al contesto esterno permette alla coppia di stabilire una vita di relazione ricca di stimoli ma che salvaguarda la specificità, l’identità e l’esclusività del sistema.
Paura della separazione
Nel fare la psicoterapia di coppia spesso il primo ostacolo riguarda l’accettazione del fatto che la coppia possa rompersi. Spesso uno dei due coniugi, non riesce a pensare all’ipotesi della separazione, anzi, tale fantasia è motivo di una potente angoscia da separazione. La separazione è una cosa possibile e se siamo ostaggio della paura di separarci finiremo per agevolare la separazione stessa. Come accennavo poc’anzi la paura porta a chiusura, al non esprimersi e al lasciare così che i problemi si ingigantiscono.
Prendere atto che possiamo esistere anche da soli, che la separazione non è la morte e che si tratta di sofferenza è un passo fondamentale che consente di trovare il coraggio di parlare e di proporre soluzioni ai problemi. Anche in presenza di figli, quando i sensi di colpa sono fortissimi nei loro confronti, è bene sapere che la paura non deve impedire la comunicazione. Il suggerimento qui è quello di chiedersi quanto la paura di perdere l’altro sia concreta e bloccante. Se a seguito di quest’analisi di coscienza pensi che la paura stia impedendo l’emergere dei problemi di coppia, allora meglio fermarsi e provare piano piano ad affrontarla.
Interessi comuni e progettualità nella coppia in crisi
Partiamo dal fatto che culturalmente e socialmente e probabilmente anche antropologicamente uomini e donne tendono sì ad avere diversi interessi. Per esempio le donne amano fare shopping e gli uomini amano seguire gli sport d’azione e va bene nel senso che è fantastico avere interessi e attività diverse, da fare insieme o in autonomia, ma cosa resta da poter fare assieme e con piacere? A dire la verità ci sono molte cose e queste sono specifiche per ogni coppia. Per farlo ci sono diversi modi. Per esempio, la ricerca la si fa in due ponendosi il problema in modo assertivo. Per arrivare a qualcosa di specifico, cioè a delle attività concrete è meglio partire dal generico e iniziare a pensare alle caratteristiche un’attività deve avere per essere piacevole.
Deve essere all aria aperta, deve comportare il muoversi, deve essere intellettuale, deve essere ripetitiva o invece sempre una cosa nuova? Da qui alcune idee potrebbero già arrivare e potrebbero essere cose che uno conosce e l’altro no. Se vuoi approfondire ho fatto un video su questo argomento . Come la vita dell’individuo anche la vita di coppia ha la sua evoluzione.
Per la persona è importante la prospettiva temporale, legata a tappe, obiettivi da raggiungere e in definitiva a un percorso da realizzare.
Per la coppia è strategica la progettualità condivisa. All’inizio, nella fase nascente, già sono presenti alcuni sogni condivisi, già ci si è confrontati sui temi principali quali per esempio la volontà di fare figli, le prospettive lavorative, la gestione del potere economico, il desiderio di dove vivere e in generale quali siano gli obiettivi importanti. La progettualità fornisce una sorta di percorso psicologico, un percorso nel quale ci si identifica e che motiva la coppia in difficoltà nei momenti di maggiore fatica o di disorientamento.
La progettualità può mutare, lungo il percorso variabili incontrollabili possono indurre la coppia a modificare la via progettata originariamente. In sostanza gli obiettivi che risultano irraggiungibili possono essere sostituiti da altri comunque desiderabili.
Uno degli elementi di difficoltà nella vita di coppia può riguardare lo scontro con una realtà diversa da quella immaginata: pensa alle coppie che scoprono di non poter avere prole, o alle coppie che vanno in crisi per via di problemi economici, o ad “incidenti” che rendono necessaria una riprogettazione della vita di coppia, in questi casi i due partner devono ritrovare un percorso comune dopo aver superato una fase traumatica vissuta in modo diverso da ognuno di loro. Ancora una volta, la comunicazione, la buona comunicazione è la via maestra per uscire dall’impasse.
Nella mia carriera di psicologo terapeuta di coppia ho affrontato molti casi di crisi di coppia. Intervenire al più presto ha salvato la coppia tanti casi.