Lasciarsi si può, ecco come si fa
Sempre più frequentemente nella mia professione di psicologo di coppia capita che le persone mi chiedano come lasciarsi e uscire da una storia che non funziona, oppure come decidere con quale partner stare.
Sono in molti che pur essendo legati a un compagno/a con un vincolo formale come il matrimonio hanno in parallelo una storia d’amore o stanno per iniziarla. Il mio giudizio in quanto professionista è sospeso e quindi non penso ne bene ne male di queste situazioni.
Una cosa che posso dire è che se non gestite bene, le separazioni possono complicare la vita e peggiorarla in modo significativo. Chi incontro online e in studio solitamente è già in fase difficile e problematica.
In due è complicato, in tre è impossibile
Lei o lui hanno incontrato un’altra persona e, anche se non vogliono ammetterlo, se ne sono innamorati.
Per questo provano tutti quei sentimenti forti e invadenti che prova una persona che ha da poco incontrato (o pensa di aver incontrato) l’anima gemella.
Chi si rivolge a me è già in uno stadio avanzato e inizia ad avere problemi che rendono la vita e la vita di coppia con il vecchio partner difficile. L’ipotesi del lasciarsi con il vecchio partner si fa allora strada. Ma lasciarsi è una cosa complessa, come spiega anche la ricerca, serve forza e tempo.
Spesso, e magari da qualche tempo si capisce che la relazione di coppia attraversa un periodo difficile dove è necessario prendere scelte importanti sia per la buona salute mentale dei figli (se ci sono) sia per quella dei due partners.
Quando non si hanno punti fermi e progetti, nella relazione di coppia, uno dei due cerca altrove quello che manca. Altre volte, si tratta semplicemente di un appiattimento della vita di coppia (in una certa misura inevitabile) e dell’incontro di una persona nuova che cattura prima la nostra attenzione, poi le nostre fantasie ed infine il nostro cuore.
Il dramma è che capita di aver avuto problemi e appiattimenti nella vita di coppia senza che nessuno dei due affronti seriamente l’argomento. In questo modo la relazione si avvia alla risoluzione senza aver provato seriamente a sistemare le cose che non andavano.
In ogni caso, si arriva ad un punto di non ritorno nel quale sono da prendere delle decisioni importanti (come quella del lasciarsi). Solitamente se si vuol essere sereni nella decisione da prendere, il mio consiglio prima di fare cose irrevocabili è quello di consultare uno psicologo poiché con esso si può veramente capire ciò che è successo all’interno dell’individuo prima e della coppia poi.
Quando si hanno realmente chiare le idee e senza farsi prendere dal panico si possono fare delle scelte più consapevoli. Di solito dopo poche sedute tutto diventa più chiaro e si decide di recuperare la relazione con il vecchio partner o di lasciarsi. In ogni caso spesso e volentieri, per il benessere della persona, si decide di avere un unico partner e quindi si passa ad una fase di distacco o dal marito o dal nuovo amore.
Come lasciarsi
Anche la più stabile delle relazioni può arrivare al capolinea, e quasi mai si giunge alla decisione comune di dirsi addio: per quanto ambedue i partner possano vivere una condizione di crisi, ammessa da entrambe la parti, è quasi sempre uno dei due a prendere la penata decisione.
Esiste un modo indolore per lasciarsi? La risposta è: probabilmente no, anche se esistono modi per alleviare il dolore (qui un articolo in merito -in inglese-). Colui o colei che soggiace alla decisione ne subisce spesso le conseguenze più negative. Tuttavia per parecchi, lasciare è anche più difficile che essere lasciati, questo è dovuto ad enormi sensi di colpa e alla coscienza di essere la causa della separazione o per lo meno della richiesta di separazione. Qualcosa può essere fatto, tuttavia, per alleviare la sofferenza e ridurre gli effetti negativi della separazione stessa. Anticipando che ogni storia ha, inevitabilmente, sviluppi differenti, è bene affrontare il problema con saggezza e cautela.
L’asso nella manica: lo psicologo di coppia
Alcuni di noi psicologi hanno approfondito il discorso separazione e sono diventati esperti nel gestire queste nel modo migliore e con meno traumi. Nella mia professione ho ormai adottato un percorso abbastanza standardizzato che prevede diversi passi e che accompagna la persona nel processo del lasciarsi. Solitamente si tratta di un percorso di poche sedute che durano quanto basta per portare al momento del commiato. Questo protocollo è basato su teorie psicologiche che spiegano l’attaccamento e che permettono di gestire il distacco in modo intelligente e sensato. Tuttavia, se la situazione non è complicata alcune indicazioni di massima possono essere sufficienti per lasciarsi.
Indicazioni fai da te per lasciarsi
Farlo in un ambiente privato, se non si temono reazioni violente. Uno degli errori più comuni che si possono compiere quando si sceglie di allontanarsi da una persona è quello di farlo in un luogo pubblico. I motivi sono soprattutto due: il pericolo che la questione traligni producendo una circostanza imbarazzante e il freno nel potersi spiegare liberamente per la paura di attirare troppo l’attenzione di chi è intorno.
Se non si vive insieme, meglio esaminare la questione in casa di uno dei due, in modo tale che l individuo lasciato abbia l’opportunità di riferire i suoi sentimenti francamente. Nessuno desidererebbe essere mollato in pubblico o davanti ad amici e familiari, rischiando di sentirsi in gabbia nel non esprimere a pieno le proprie emozioni.
Evitiamo di farlo per via elettronica. Sfortunatamente sono molti coloro che, per paura di affrontare direttamente il partner, scelgono di dire addio con un messaggio.
Lasciarsi con un messaggio o un’ e-mail non fa altro che ferire ulteriormente l’altra persona, che oltre alla botta di essere lasciata, ne patisce un altra, per certi aspetti ancora più pesante, legata alla maniera usata dal partner, che non ha la forza di guardare negli occhi la persona con un cui ha condiviso un percorso di vita più o meno lungo.
Essere sinceri. Quando si parla della cosa, occorre arrivarci organizzati, avendo ben chiare le giustificazioni che si andranno a dare. La domanda che ci verrà sicuramente chiesta è solitamente “perché”.
E’ vitale che le repliche siano sincere e si basino su situazioni ed esperienze evidenti e riconoscibili anche per il partner. Onestà e schiettezza devono però accompagnarsi ad educazione, rispetto dei sentimenti altrui e soprattutto delicatezza.
Comunicare il lasciarsi senza frasi inutili. E’ errato e anzi dannoso pensare di ammorbidire la separazione con battute del tipo “Meriti di meglio , “sarai sempre nel mio cuore”. Da non dire sono pure le intramontabili frasi di circostanza, del tipo “La persona sbagliata non sei tu, sono io” etc etc.
Meglio essere convinti e assertivi nella propria scelta. Il dolore è inevitabile, e cercare di confortare il compagno/a non solo non serve ad alleviare da sensi di colpa la propria coscienza, ma soprattutto non sostiene l’altra persona in questo momento difficile.
Lasciarsi è da fare senza seguiti. Dopo aver espresso la propria decisione al partner è fondamentale trovare la forza di spezzare ogni relazione con questa persona, almeno per i primi tempi, in modo da non estendere lo stress emotivo legato alla divisione. Se si preferisce mantenere i contatti e parlare con la persona lasciata, questa potrebbe ancora illudersi di avere ancora una possibilità, e quindi soffrirà ancora di più ogni volta che si rende conto di non avere in realtà alcuna possibilità.
I rischi del non lasciarsi bene
Probabilmente non è mai stata un’attitudine di molti, quella di essere in grado di dirsi addio in modo decente quando questi sono ormai finiti. Ciò che impressiona, nella fattispecie, è che molto spesso si vada ai due estremi: o rapporti terminati che si trascinano nel tempo, o rotture forti, decise e litigiose.
Il caso del lasciarsi in modo incompleto
Tra le molte coppie che si lasciano e che ho seguito, in molti continuano a sentirsi al cellulare, a mandarsi messaggi di ogni tipo. La scusa è quella delle delucidazioni, di precisazioni spesso inutili, di torti non digeriti, di richieste, di tentativi di far pace, di controlli vicendevoli. In alcuni casi capita anche di incontrarsi di nuovo, a volte si fa ancora un po di sesso, si parla, si prova a fingere di stare nel vecchio rapporto e si ignora per qualche momento ciò che è accaduto. Questo è un modo di far male ad entrambe. Chi ha subito l’abbandono probabilmente soffre e soffrirà ancora perché in lui/lei è sempre viva la speranza di essere riaccolto/a . Chi invece ha abbandonato si trova con un piede legato e fatica a iniziare veramente una nuova vita.
Quando lasciarsi significa litigare
In altri casi, invece o ci si offende per poi non comunicare più, o si scompare, restando in entrambi i casi pieni di rabbia, di cose non dette e di malintesi. Tutti pensieri che rosicano e risicano in modo nascosto nella mente e non lasciano liberi di ripigliare serenamente il cammino. È come se una porzione della testa fosse sempre obbligata a togliere il lascito di quel rapporto che, a tutti gli effetti, non è ancora risolto: si è fermato, ma non è stato seppellito.
Il caso in cui non si riesce a lasciarsi
Faccio un passo indietro per parlare di quei casi dove il rapporto è già bello che morto ed inizia a puzzare ma nessuno vuole parlare di separazione. In molti hanno paura del momento del distacco, anche se quel rapporto è ormai finito. Desiderano chiuderlo ma il solo pensiero mette in agitazione.
È un processo non consapevole, che attiva la paura di tutti di restare soli, di non essere accettati, di essere giudicati male, di far del male all’altro, di non avere più quel legame. E a tutto ciò si inserisce in molti casi una reale incapacità di parlare e di fare i passi di una chiusura della relazione, come se nessuno ce l’avesse mai spiegato, e forse è veramente così.
Fin da quando eravamo giovani, ci hanno insegnato come incominciare le cose, ma non come finirle, chiuderle. Siamo eruditi nei “riti di inizio”, ma sappiamo che servono anche i modi per finire. Ad esempio c’è il rito dell’unione matrimoniale, ma la separazione avviene di solito senza troppi metodi, riti e sequenze da seguire. Per questo diventa, conflittuale e per questo sofferta, a volte addirittura pericolosa.
Alla fine, per quello che vedo nel mio lavoro di supporto a chi si vuole o si sta lasciando: non conosciamo le leggi del lasciarsi, del chiudere, che sono fondamentali tanto quanto quelle del mettersi insieme e dell’iniziare. Apprenderle significa sentirsi più sicuri, gestire la paura, alleggerirsi la vita e farla ripartire più spedita di prima: ne vale sicuramente la pena.
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