Relazione con un uomo sposato, consigli per l’uso

In questo articolo scrivo sull’argomento “relazione con un uomo sposato” sperando di dare qualche indicazione utile a chi si trova in una situazione di blocco relazionale con un uomo sposato. Molte clienti/pazienti si rivolgono al mio studio esauste e disperate dopo anni di promesse mai mantenute.  

Premetto dicendo che scrivo l’articolo parlando di uomini sposati perché nella mia esperienza di psicologo esperto in relazioni affettive problematiche, la maggior parte dei casi è appunto costituita da uomini sposati che intrattengono una relazione parallela e clandestina. Sembra che sia molto difficile che un uomo decida di lasciare la moglie per iniziare una relazione ufficiale con quella che fino ad ora è stata l’amante. Nel caso opposto, quello della donna sposata con amante maschile, le cose si risolvono più velocemente con l’uscita dalla coppia ufficiale oppure con l’interruzione della relazione clandestina. Sembra insomma che gli uomini tendano ad accomodarsi di più alla doppia relazione.

I dati ai quali faccio riferimento provengono dal lavoro del mio studio (sia via Skype che in presenza) e non sono da considerarsi come rappresentativi e generalizzabili.


Questo è un video sul come lasciare un uomo sposato, se vuoi leggere l’articolo continua pure a farlo sotto il video, su questa pagina.

Cadere nella trappola è semplice

Sicuramente non avevi pianificato un innamoramento e una relazione con un uomo sposato ma ci sono momenti nella vita nei quali anche la donna più accorta perde la testa per un uomo non proprio disponibile e si ritrova, senza nemmeno saperlo ad essere coinvolta in una relazione con un uomo sposato. Molte delle storie che vedo in studio hanno elementi in comune, uno di questi è l’inizio graduale e apparentemente indolore.

Una metafora che usava un mio vecchio professore di psicologia della relazioni interpersonali è quella della rana. Se metti una rana in una pentola semisommersa dall’acqua e poi accendi il fuoco del fornello al minimo, la rana non percepisce l’aumentare della temperatura lentamente e non farà niente per saltare fuori dalla pentola. Solo quando gli effetti del calore saranno troppo gravi per poter riuscire a saltare proverà a farlo, ma senza successo e finirà per morire cotta. Lo so, metafora macabra ma rende l’idea.

Valutare l’estrazione dalla coppia originaria

Quando si tratta di una relazione con un uomo sposato, il consiglio che danno amici e amiche è di lasciare perdere, di non continuare una relazione che non porta da nessuna parte, ma io di lavoro faccio lo psicologo e prima di sconsigliare la prosecuzione pongo alcune domande. Queste servono per orientare la scelta della persona che deciderà poi se provare manovre specifiche per estrarre l’uomo dalla coppia originaria oppure se lasciare andare iniziando un protocollo di elaborazione dell’abbandono. Un articolo dal quale traggo informazioni per quanto riguarda la psicologia del tradimento è quello della Dr. Jana Hackathorn.

Nei casi con prole la questione si fa delicata e ho deciso di non trattare, nemmeno per linee generali questo caso.
La prima domanda che pongo è quella che riguarda la presenza di figli da parte dell’uomo. Avere figli è (giustamente) un motivo di riflessione forte che tendenzialmente un uomo deve fare prima di decidere di lasciare la moglie. Questo perché prima di tutto, per il padre (e anche per me come persona e professionista) c’è la tutela del minore.

Se questo è il caso mi aspetto una separazione più lunga e laboriosa dove dovranno essere prese in considerazione cose come l’età dei bambini, la logistica di un’eventuale separazione (dove andrà ad abitare papa), il periodo di transizione dopo il quale eventualmente ufficializzare la nuova storia d’amore di papà, aspetti economici come il mantenimento dei minori, etc. Nell’esperienza dello studio i casi di uomo con figli sono quelli che meno frequentemente sfociano in un abbandono della coppia ufficiale. Tutto sommato, in diverse occasioni con prole, la separazione è avvenuta e a beneficiarne non è stato solo il padre ma anche i figli.

Un’altra domanda che chiedo al cliente/paziente che ha una relazione con un uomo sposato, è sulla durata della relazione clandestina. Più a lungo la relazione è durata e meno probabile è il distacco dell’uomo dalla famiglia ufficiale. Questo perché, anche se le relazioni clandestine hanno un periodo assoluto di maturazione più lunga, il tempo concorre nel “calcificare” e “cronicizzare” una situazione che diviene sempre più rigida e abitudinaria. Tutto questo deve essere unito al fatto che la pulsione/intensità iniziale immancabilmente scema.

La leva sulla quale agiscono i tentativi di allontanamento dell’uomo dalla compagna ufficiale ha fulcro nell’intensità del rapporto affettivo con la nuova compagna. Questa intensità sfuma nel tempo perché, come in tutte le coppie, l’intensità/passione e follia iniziale, lasciano spazio a sentimenti più maturi e tranquilli. Quello che raccomando a chiunque abbia deciso di provare con l’aiuto dello studio, a persuadere il partner sposato è di fare presto e non perdere tempo. Maggiore è il tempo di decisione, minore è la possibilità che lui lasci la moglie.

Per ultimo, un punto fondamentale da premettere prima di iniziare una prova di recupero è quanto tempo ci si voglia dedicare. Molte persone si rivolgono a me dopo anni di tentativi e prove. Quello che chiedo è il tempo massimo che una persona si da prima di allontanarsi dalla persona che non si schioda o di rassegnarsi al ruolo di amante nascosta. Come per tutti gli obiettivi è giusto darsi un tempo massimo, proprio per non ritrovarsi in età dove sarà sempre più difficile unirsi a un partner con il quale condividere la vita.

Fatte queste premesse è possibile parlare di come gestire una relazione extraconiugale in modo che non impatti negativamente sulla vita. Ci sono due tipi di donne con le quali ho lavorato. La prima (meno diffusa) è quella che si è rassegnata ad una vita in secondo piano e accetta di essere l’amante non ufficiale e nascosta, La seconda è colei che non accetta di essere messa dietro al partner ufficiale e vuole lavorare per avere una relazione che divenga ufficiale.

Nel primo caso, si lavora per avere spazi e ritagli di tempo che possano essere sufficienti alla relazione. In questo primo caso entrambe le persone hanno una vita sociale, con un lavoro e amici. La socialità serve soprattutto a chi ha il ruolo di amante, per avere un’esistenza piacevole e compensare l’assenza del partner impegnato nei molti momenti di vita coniugale. Nel secondo caso invece il lavoro è complesso e le energie si concentrano sul come estrarre questa persona dalla famiglia originaria.

La comodità dell’uomo con l’harem

Solitamente la posizione dell’uomo è simile a quella di chi vuole tenere il piede in due scarpe, godendosi i vantaggi di entrambe le situazioni. La tranquillità di ciò che già ha (moglie e vita coniugale) e la vita proibita ed eccitante (amante e clandestinità). Un tratto tipico dei discorsi che l’uomo fa in riferimento alla moglie e davanti all’amante è la critica aspra della propria condizione di marito/coniuge/compagno.

Viene spesso criticata la moglie/compagna ufficiale, la relazione con quest’ultima e l’insopportabilità della condizione vissuta in casa propria. Peccato che inspiegabilmente poi non ci siano quelle azioni che portano alla cessazione del supposto supplizio casalingo. Il criticare la propria condizione nella coppia ufficiale è spesso un modo per rassicurare l’amante del fatto che, prima o poi l’uomo lascerà la moglie. E’ altresì una maniera per far sentire l’amante come migliore rispetto alla moglie e in questo modo ridurre la sensazione di nullità e prostrazione vissuta dall’amante. Come gestire questo comportamento ipocrita dipende dal tuo coraggio (suppongo tu sia nelle vesti dell’amante) e dalla motivazione a cambiare.

L’uomo che si lamenta e critica la propria condizione in casa è facilmente messo alle strette con una serie di domande ad imbuto (per queste tecniche vedi il libro a questo link). Una delle tante tecniche usate nella gestione di relazioni fedifraghe è quella che inizia con la richiesta di una dettagliata descrizione di tutti gli aspetti negativi della vita coniugale. Finita la descrizione che l’uomo solitamente recita come un mantra si può chiedere una domande del tipo “bene, ora che mi hai descritto di come sia insopportabile la vita a casa, raccontami cosa ti impedisca di uscire da questa situazione”.  Le risposte a questa domanda sono le più diverse, ma in generale si possono raggruppare in tre diverse famiglie: 1) risposte evasive, 2) risposte con fatti oggettivi e non e 3) risposte con promesse

Come rendere l’arem meno comodo

1 Quando l’uomo risponde cambiando discorso.

Alla domanda del paragrafo sopra, un uomo può rispondere cambiando argomento. Le persone lo fanno con modi spudorati o subdoli. In un recente caso, un uomo fedifrago ha risposto con una domanda del tipo “se tu fossi nella mia situazione cosa faresti?”. Questo è un tentativo di svincolarsi dalla domanda fastidiosa alla quale non vuole rispondere. In altri casi l’uomo può alterarsi e accusare di essere messo sotto pressione.
Altri casi di risposta evasiva sono quelli di coloro che provano ad attaccare verbalmente con affermazioni del tipo “se fosse così facile non pensi che l’avrei già fatto?”. La lista delle possibili risposte evasive è lunga ma tutte hanno in comune il tentativo di evitare di parlare dei motivi per i quali l’uomo non riesca a staccarsi dalla moglie/compagna attuale. In questi casi, come già accennato, ci sono tecniche comunicative per uscire dall’impasse e mettere l’uomo alle strette o per lo meno farlo uscire allo scoperto. Impossibile riportare tutte le tecniche che attingono a teorie di psicologia sociale e psicologia della comunicazione umana in un articolo di blog.

2 Quando l’uomo risponde con motivazioni reali e fatti oggettivi e non

Un uomo può rispondere con fatti reali che oggettivamente impediscono l’unione con l’amante e la separazione dalla moglie/compagna. Questi sono i casi più facili da analizzare perché si possono spesso testare le motivazioni che porta. Una delle tante è quella economica, in molti dicono di non potersi permettere un secondo affitto o di staccare un assegno di mantenimento. Un altra scusa che basa su fatti oggettivi è quella di non potersi allontanare dalla moglie perché questa va accudita (è gravemente malata).
Attenzione perché a volte le persone rispondono con fatti come “non posso lasciare mia moglie perché soffrirebbe” oppure “non posso lasciarla perché non saprebbe cosa fare da sola” o ancora, “non posso separarmi perché i miei genitori non me lo perdonerebbero”. In questi casi la motivazione può essere vera in se stessa, ma non è sufficiente per impedire ad una persona di separarsi. Prova a pensare alla contraddizione del dire “amore, ti amo ma non posso lasciare mia moglie perché lei/i miei soffrirebbe/ro troppo”.

Questa frase è traducibile come “ amore, faccio soffrire te non concedendoti una vita insieme per non far soffrire un’altra persona”. In questi casi per esempio si evidenzia la contraddizione dell’uomo e da qui si lavora per rettificare. La sciando da parte le motivazioni che fanno perno su cose non oggettive e concrete e che sono alla fine scuse per dire “non ti amo abbastanza per staccare la spina”, le motivazioni basate su fatti oggettivi sono veri e propri problemi. Solitamente le manovre in questi casi si concentrano sul rimuovere i problemi accennati dall’uomo per vedere se di fronte alla risoluzione degli stessi, lui si muove e fa i passi per separarsi.

Un esempio per chiarire: un uomo sostiene di non poter pagare l’affitto di un appartamento nel caso si separasse. A questo fatto oggettivo l’amante dovrebbe rispondere “va bene caro, non preoccuparti, a quello ci penso io. Tu dimmi fino a quanto riesci ad arrivare, al resto ci penso io”. Se la risposta a questa disponibilità di aiuto è quella di trovare altri problemi o l’immobilismo persiste, è probabile che l’uomo in questione non avesse quella gran voglio di separarsi e quella economica fosse una scusa. Se ad una proposta di aiuto economico (in questo esempio), l’uomo accetta e procede nella separazione, allora ecco che l’obiettivo è raggiunto. In studio ho visto persone aprire un mutuo per dare una mano all’uomo che amavano affinché questo si separasse.

3 Quando l’uomo risponde con promesse (a vuoto)

Un uomo potrebbe rispondere promettendo e ripromettendo cose che poi puntualmente non fa. Il pericolo è quello di entrare in un circuito per il quale se lui promette, non mantiene e l’amante continua a restare li ad aspettare e accontentarlo. La comunicazione implicita che passa è: tu puoi promettere, io sto zitta e poi anche se non mantieni la promessa io magari mi lamento ma continuo ad esserci come amante.

In questo modo creiamo un uomo che si adagia e non si preoccupa più di tanto delle richieste e del cambiamento perché tanto sa che l’amante resta fedele anche di fronte a promesse non mantenute. Un intervento che inizia ad arginare il problema delle promesse non mantenute è quello di trasformare queste in obiettivi ben formati (con riferimento alla programmazione neurolinguistica della scuola di Bandler). In pratica ci sono delle caratteristiche che una promessa deve avere per essere accettata anche solo come impegno. Per chi fosse interessato può leggere un libro che si chiama Convinzioni e PNL di R.Dilts.

Se invece sei assistita da me allora puoi chiederlo direttamente in seduta e lo spiego. Tornando a noi, una delle caratteristiche dell’obiettivo ben formato è quella di avere una scadenza temporale. Questo aspetto può essere declinato pensando di chiedere “entro quando” lui ha intenzione di mantenere le cose che promette. Chiedere una data, anche se approssimativa concorre nel dare spessore alla promessa e nell’avere la capacità di chiedere spiegazioni quando quella deadline sarà superata. Spesso le promesse a vuoto cadono nel nulla perché non esiste una data per la quale vanno mantenute.

Altri aspetti sono quelli di controllare l’ecologia interna ed esterna, ma ora mi fermo perché l’articolo diventa troppo lungo e noioso. Spero che lo scritto possa servire a sbloccare una situazione che permane da troppo tempo. Se cosi non fosse, scrivi pure qui e contatta il mio studio per capire se possiamo lavorarci insieme oppure clicca qui per vedere le disponibilità dell’agenda di studio.
 
 
 

marco giacobbi

Marco Giacobbi

Psicologo di Coppia / Consulente Matrimoniale

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo prevalentemente di coppie in crisi che vogliono riscoprire un rapporto sano.